martedì 1 novembre 2011

Rashōmon (Rashōmon, 1950) di Akira Kurosawa

Straordinario capolavoro di Akira Kurosawa, che può sembrare (ad una lettura superficiale) un film giudiziario in costume, ambientato nel periodo Heian, età di oscurantismo e violenza della storia giapponese. Ma il grande regista orientale trascende l'iniziale spunto criminoso per mettere in scena un formidabile apologo sulla natura umana, sulla "necessità" naturale della menzogna e sul relativismo della verità. Con un funambolico esercizio di stile, che rende la narrazione a cerchi concentrici temporali, Kurosawa racconta la stessa storia (l'omicidio di un samurai e lo stupro della moglie) secondo i punti di vista differenti (e faziosi) di tre testimoni chiave. Ma porta questa estasi del caos e della menzogna su un livello ben più alto e addirittura meta-cinematografico, estendendo la sua amara riflessione al cinema stesso ed alla sua attitudine di ingannare" lo spettatore attraverso un meccanismo simile a quello che qui si intende denunciare. Insomma arte allo stato puro, come d'abitudine nei film del Maestro giapponese.

Voto:
voto: 5/5

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