domenica 15 dicembre 2013

C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola

La storia di tre amici sullo sfondo di 30 anni di storia italiana, dal 1945 al 1974: Gianni, scaltro borghese che farà carriera come avvocato, Antonio, verace infermiere comunista, e Nicola, intellettuale provinciale un po' pedante con la passione per il cinema. I tre si conoscono durante la guerra partigiana e poi si incontrano ciclicamente nel corso degli anni tra rimpatriate, delusioni ed alterchi (Gianni porterà via la donna ad Antonio, la bella Luciana, salvo poi mollarla per sposare la trucida figlia di un costruttore ricco e volgare, per compiere la sua scalata sociale). Nell'ultimo incontro, tra ideali traditi e speranze disilluse, Gianni non avrà il coraggio di confessare agli amici di gioventù che il suo grande successo economico è stato costruito grazie alla furbizia e all'imbroglio. Commedia epocale e sintesi di una meditata riflessione sui mutamenti della società italiana nei trent'anni del dopoguerra. Rievocandone i fermenti e gli ideali, le svolte storiche e i fenomeni di costume, con occhio ora nostalgico, ora critico, Scola traccia una sorta di bilancio (in perdita) della sua generazione e di un'intera società, partita dallo slancio di una fase di ricostruzione morale e materiale ed approdata all'amarezza dei compromessi e delle disillusioni. Raramente una commedia ha saputo conciliare in tal modo profondità di contenuti, compiutezza formale, riflessione storica, sensibilità poetica, critica di costume e pacata leggerezza. Il merito è non solo dell'autore, ma anche di una calibratissima sceneggiatura (di Age & Scarpelli insieme a Scola) e delle straordinarie interpretazioni di un cast formidabile, in cui primeggiano Gassman, Manfredi e la Sandrelli, ma sono da applausi anche la Ralli e il grande Aldo Fabrizi e si difende perfino l'abitualmente "ingessato" Satta Flores. E' uno dei capolavori assoluti di Ettore Scola e della commedia italiana, grande successo di critica e pubblico, con memorabili camei di Federico Fellini, Marcello Mastroianni (su un set ricostruito de La Dolce Vita mentre girano la leggendaria scena del bagno nella Fontana di Trevi) e Vittorio De Sica (a cui il film è dedicato). Purtroppo De Sica morì poco prima della sua uscita in sala e non fece in tempo a vederlo. Questa magistrale rapsodia generazionale, divenuta rapidamente di culto per i quarantenni degli anni '70, graffia e diverte, commuove e indigna, sulle corde malinconiche di un umorismo affilato e crepuscolare. E' uno di quei film che, meglio di ogni altro, riesce a cogliere e fotografare perfettamente il clima del suo tempo, sintonizzandosi quasi naturalmente con il gusto degli spettatori e segnando, a mo' di struggente epitaffio, il tramonto dell'epoca d'oro della Commedia all'Italiana, di cui la pellicola di Scola rappresenta una delle ultime nobili istanze.

La frase: "Credevamo di cambiare il mondo invece il mondo ha cambiato a noi."

Voto:
voto: 5/5

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