giovedì 25 settembre 2014

Fuori orario (After Hours, 1985) di Martin Scorsese

Paul, impiegato newyorkese presso una società informatica, conosce una misteriosa bionda in un bar a cui dà appuntamento la sera stessa. Dopo una serie di strani accadimenti il nostro si ritrova da solo, di notte, nel quartiere di SoHo, senza i soldi per un taxi o per prendere la metro. Farà degli incontri sempre più inquietanti e tutti sembrano avercela con lui. Elettrizzante commedia nera targata Scorsese, allucinata come un incubo notturno di evidente derivazione kafkiana, densa di geniali tocchi surreali, situazioni stranianti, personaggi al limite, perfettamente amalgamati dalla felice ispirazione del grande regista che riesce a donare a un film buio una stravagante energia positiva. Girato in fretta e con un piccolo budget durante le travagliate fasi preparatorie de L'ultima tentazione di Cristo, ebbe un notevole successo di critica e pubblico e divenne presto un cult assoluto degli anni '80. Splendidamente fotografato da Micheal Ballhaus, alla sua prima collaborazione con Scorsese, è una divertente metafora sulla notte, una dimensione esistenziale più che temporale, in cui ogni cosa diventa possibile: non solo spogliarsi dagli abiti impeccabili del conformismo, ma anche dar vita al proprio mondo interiore, tenuto sempre nascosto: non a caso la Soho del film è una proiezione onirica distorta del subconscio alterato del protagonista. Paul Hackett (interpretato da Griffin Dunne) è il prototipo dell'uomo medio borghese solo apparentemente felice che vive secondo le convenzioni sociali fingendo di ignorare le "voci di dentro" che reclamano qualcos'altro. Vinse il premio alla regia alla 39° edizione del Festival di Cannes.

Voto:
voto: 4,5/5

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