Un
pistolero solitario arriva nella cittadina di frontiera di San Miguel, nella
quale due famiglie, i Rojo ed i Baxter, si contendono l’egemonia trafficando in
armi ed alcolici e ricorrendo sovente alla violenza. Fingendo di porsi al soldo
dei primi, il misterioso pistolero inscena un pericoloso doppio gioco, cercando
di mettere le due famiglie in conflitto per trarne giovamento. Ma il suo piano
viene scoperto, avviando una sanguinosa escalation. Il primo celeberrimo
western del giovane Sergio Leone, iniziatore della così detta “trilogia del
dollaro”, fu un clamoroso successo planetario che cambiò per sempre la storia
del cinema, italiano ma non solo, segnando così la nascita ufficiale del fortunato
genere “spaghetti western”, di cui costituisce l’acclamato “manifesto”. Leone
era rimasto folgorato dal film La sfida del samurai (Yojimbo,
1961) di Akira Kurosawa e dall’adattamento I magnifici sette (1960) che
gli americani avevano tratto da I
sette samurai, sempre di Kurosawa. Poiché Yojimbo era passato pressoché
inosservato sui nostri schermi, e si prevedeva che il western commissionatogli avrebbe
avuto egual sorte, Leone ne copiò senza ritegno la trama per il suo Per un
pugno di dollari, ma lo diresse poi con un’applicazione stilistica ed una carica
sovversiva assolutamente inusuali per prodotti del genere. Il resto è storia:
le ripercussioni che questo film e, più in generale, lo stile portato da Leone,
ebbero sull’intero genere western furono molteplici e definitivi. Il regista
romano, che qui assume lo pseudonimo di Bob Robertson (in accordo alla “moda”
dell’epoca), dirige per la prima volta un giovanissimo e quasi sconosciuto
attore americano, alto, magro e dallo sguardo di ghiaccio: Clint Eastwood, che,
proprio grazie ai tre film con lui, si avvierà a diventare una delle maggiori
star cinematografiche mondiali. Il personaggio del pistolero senza nome da lui interpretato
diverrà una delle icone più stabili e durature dell’immaginario western. Scardinando
i tranquillizzanti capisaldi fordiani, Leone crea un mondo feroce, amorale, lercio
e stilizzato, privo di riferimenti storici ma collocato in un altrove
fantastico che guarda al mito, ovvero il western classico visto con gli occhi
di un italiano cresciuto a pane e cinema, sognando l’America. Lo stile di
Leone, invero debitore di quello del “bad boy” Sam Peckinpah, che avviò prima
di lui la revisione “dark” del western fordiano, contamina la mitologia della
vecchia frontiera con una forte carica pessimista, un inusitato cinismo,
un’ironia nera ed una raggelante brutalità che rende i suoi personaggi
bidimensionali e sdoganerà definitivamente la violenza esplicita sul grande
schermo. Non a caso Kubrick dirà, molti anni dopo, che non avrebbe mai girato Arancia
Meccanica se non ci fosse stato Per un pugno di dollari. Opera
grezza ma seminale e, a suo modo, memorabile, si avvale delle splendide musiche
di Ennio Morricone (che qui inizierà una fortunata e leggendaria collaborazione
con il regista romano) che donano alla visione un ulteriore risalto espressivo.
Visto l’incredibile successo planetario della pellicola, Leone fu inevitabilmente
citato per plagio da Kurosawa, e questi vinse la causa ottenendo i diritti
esclusivi di distribuzione nel sud est asiatico, nonché il 15% degli incassi worldwide.
Tra storia e leggenda, realtà e aneddoti, la portata di questo film come
fenomeno sociale e le sue influenze sulla settima arte ne superano, ampiamente,
l’effettivo valore artistico.
La frase: "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto"
La frase: "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto"
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