domenica 4 gennaio 2015

Per un pugno di dollari (Per un pugno di dollari, 1964) di Sergio Leone

Un pistolero solitario arriva nella cittadina di frontiera di San Miguel, nella quale due famiglie, i Rojo ed i Baxter, si contendono l’egemonia trafficando in armi ed alcolici e ricorrendo sovente alla violenza. Fingendo di porsi al soldo dei primi, il misterioso pistolero inscena un pericoloso doppio gioco, cercando di mettere le due famiglie in conflitto per trarne giovamento. Ma il suo piano viene scoperto, avviando una sanguinosa escalation. Il primo celeberrimo western del giovane Sergio Leone, iniziatore della così detta “trilogia del dollaro”, fu un clamoroso successo planetario che cambiò per sempre la storia del cinema, italiano ma non solo, segnando così la nascita ufficiale del fortunato genere “spaghetti western”, di cui costituisce l’acclamato “manifesto”. Leone era rimasto folgorato dal film La sfida del samurai (Yojimbo, 1961) di Akira Kurosawa e dall’adattamento I magnifici sette (1960) che gli americani avevano tratto da I sette samurai, sempre di Kurosawa. Poiché Yojimbo era passato pressoché inosservato sui nostri schermi, e si prevedeva che il western commissionatogli avrebbe avuto egual sorte, Leone ne copiò senza ritegno la trama per il suo Per un pugno di dollari, ma lo diresse poi con un’applicazione stilistica ed una carica sovversiva assolutamente inusuali per prodotti del genere. Il resto è storia: le ripercussioni che questo film e, più in generale, lo stile portato da Leone, ebbero sull’intero genere western furono molteplici e definitivi. Il regista romano, che qui assume lo pseudonimo di Bob Robertson (in accordo alla “moda” dell’epoca), dirige per la prima volta un giovanissimo e quasi sconosciuto attore americano, alto, magro e dallo sguardo di ghiaccio: Clint Eastwood, che, proprio grazie ai tre film con lui, si avvierà a diventare una delle maggiori star cinematografiche mondiali. Il personaggio del pistolero senza nome da lui interpretato diverrà una delle icone più stabili e durature dell’immaginario western. Scardinando i tranquillizzanti capisaldi fordiani, Leone crea un mondo feroce, amorale, lercio e stilizzato, privo di riferimenti storici ma collocato in un altrove fantastico che guarda al mito, ovvero il western classico visto con gli occhi di un italiano cresciuto a pane e cinema, sognando l’America. Lo stile di Leone, invero debitore di quello del “bad boy” Sam Peckinpah, che avviò prima di lui la revisione “dark” del western fordiano, contamina la mitologia della vecchia frontiera con una forte carica pessimista, un inusitato cinismo, un’ironia nera ed una raggelante brutalità che rende i suoi personaggi bidimensionali e sdoganerà definitivamente la violenza esplicita sul grande schermo. Non a caso Kubrick dirà, molti anni dopo, che non avrebbe mai girato Arancia Meccanica se non ci fosse stato Per un pugno di dollari. Opera grezza ma seminale e, a suo modo, memorabile, si avvale delle splendide musiche di Ennio Morricone (che qui inizierà una fortunata e leggendaria collaborazione con il regista romano) che donano alla visione un ulteriore risalto espressivo. Visto l’incredibile successo planetario della pellicola, Leone fu inevitabilmente citato per plagio da Kurosawa, e questi vinse la causa ottenendo i diritti esclusivi di distribuzione nel sud est asiatico, nonché il 15% degli incassi worldwide. Tra storia e leggenda, realtà e aneddoti, la portata di questo film come fenomeno sociale e le sue influenze sulla settima arte ne superano, ampiamente, l’effettivo valore artistico.

La frase: "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto"

Voto:
voto: 4/5

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