sabato 14 febbraio 2015

Cabaret (Cabaret, 1972) di Bob Fosse

Berlino, 1931: la giovane cantante americana Sally Bowles, capricciosa e spigliata, lavora in un cabaret, ma arrotonda il salario concedendo attenzioni sessuali a facoltosi signori. La ragazza è innamorata dell’intellettuale inglese Brian, che, pur ricambiandola, non è in grado di garantirle una stabilità economica. Quando Sally rimane incinta l’uomo è disposto a sposarla, pur non avendo la certezza che il figlio sia suo, ma lei decide di interrompere la gravidanza per non porre fine alla sua carriera musicale. Intanto sulla Germania incombe la bufera nazista, ormai alle porte. Capolavoro del genere musical, tratto da una commedia musicale a sua volta ispirata ad un romanzo di Christopher Isherwood. Restituisce alla perfezione, per atmosfere, personaggi e ricostruzioni ambientali, l’aria dei tempi: la Repubblica di Weimar, prima che venisse travolta dall’apocalisse hitleriana. E’ una delle vette indiscusse del genere musicale, il primo in assoluto a conciliare, con tale maturità espressiva e lucidità formale, il dramma storico con i risvolti sentimentali tipici delle pellicole di questo tipo. Tra atmosfere dark e trasgressioni, vitalità e nostalgia, eleganza e decadenza, Fosse porta il musical su un nuovo ed originale livello artistico, rompendo la tradizione “ingenua” dei celebri predecessori e “contaminandolo” con una cupezza tematica, un’ambiguità dei personaggi ed una suggestione malinconica assolutamente innovative. Il vigore emotivo del film, che lo rende indimenticabile, risiede nel contrasto, sapientemente costruito dal regista, tra l’ambiente del cabaret, una sorta di “oasi” appartata, conturbante, opulenta, esuberante e licenziosa, ed il mondo esterno, adombrato dalla salita al potere di Hitler e dalla catastrofe storica imminente, i cui sinistri presagi erano già percepibili nell’aria, come quando sta per scoppiare un temporale. Gli splendidi numeri musicali, che trasudano sensualità grazie all’avvenenza spregiudicata di Sally, e le coreografie barocche, emanano una potente atmosfera che fonde il kitsch all’espressionismo, ricalcando fedelmente il gusto e la cultura della Mitteleuropa dei primi anni ’30. L’effeminato presentatore, mirabilmente interpretato da Joel Grey, con la sua maschera di inquietante fissità, incarna, invece, l’ambiguità di questo mondo, solo apparentemente protetto, nel suo guscio di alcova libertina, perché il male esterno è già alla porta, pronto a travolgere tutto, spazzandone via i fugaci fasti. Fu un grande successo mondiale di pubblico e critica ed è, ormai, un grande classico a tutti gli effetti. Tra i numerosi inserti musicali sono rimasti famosi “Money, Money, Money” e “Life Is A Cabaret”, divenuti un simbolo della pellicola. Nel cast svetta un’esplosiva Liza Minelli, nel ruolo della sua vita che ne ha consacrato lo status di grande star mondiale. Vinse 8 premi Oscar: miglior regia, la Minelli attrice protagonista, Joel Grey attore non protagonista, fotografia, scenografia, sonoro, montaggio e colonna sonora.

Voto:
voto: 5/5

Nessun commento:

Posta un commento