mercoledì 30 settembre 2015

La ciociara (La ciociara, 1960) di Vittorio De Sica

Nell’Italia del 1943, devastata dal secondo conflitto mondiale, la giovane Cesira abbandona Roma, insieme alla figlia adolescente, Rosetta, per sfuggire ai bombardamenti. Il loro viaggio da sfollati attraverso le terre d’origine della Ciociaria diventa quello di una nazione attraverso gli orrori della guerra, la cui coscienza, spezzata ed umiliata, non tornerà mai più quella di prima. Dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, De Sica, insieme al fido Zavattini, ha tratto un film denso, complesso, ben modulato tra la rilettura critica della storia ed il romanzo popolare di forte impatto emotivo, pregno di quella verace sensibilità, tipica del regista, da sempre incline al sentimento della gente comune. Pur con qualche incongruenza nel personaggio di Rosetta, il film ha cuore, anima, patos e sa rievocare con forza uno dei periodi più dolorosi della storia italiana, soprattutto grazie all’interpretazione monumentale di Sophia Loren, premiata con l’Oscar per l’occasione, che ci regala una performance intensa, struggente, sfaccettata, nel suo mix tra sensualità, spontaneità e dolore. Attraverso il suo volto riviviamo il tragico iter di un paese, ingannato, deluso e vilipeso, passato nel giro di pochi anni dall’ingenua esaltazione alla rovinosa caduta. De Sica, forte del suo background neorealista, sceglie di limare la vis polemica del romanzo ispiratore, ponendo invece l’accento sull’umanità dei personaggi, sulla semplicità degli umili, mostrandoci gli effetti della guerra attraverso gli occhi delle vittime, piuttosto che con l’uso saccente di diatribe politiche intellettualistiche. Chi ha accusato l’opera di populismo non ne ha saputo cogliere l’essenza appassionata e compassionevole, tipica del grande regista laziale. Da citare anche le belle musiche di Armando Trovajoli e la presenza nel cast di un giovane Jean-Paul Belmondo.

Voto:
voto: 4,5/5

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