mercoledì 11 maggio 2016

Rebecca - La prima moglie (Rebecca, 1940) di Alfred Hitchcock

Il ricco aristocratico britannico Maxim de Winter incontra una giovane donna in costa azzurra e la sposa in tempi rapidi. La ragazza è al settimo cielo ma quando si trasferisce a Menderley, l’austera dimora dei de Winter in Cornovaglia, tutto cambia. Infatti, tra le antiche mura del castello reliquiario, aleggia ancora la presenza di Rebecca, prima moglie di Maxim, morta in circostanze misteriose. A Menderley tutti sembrano ossessionati dal ricordo di Rebecca, in particolare la severa governante, Dennie Danvers, che fa di tutto per far sentire la nuova signora de Winter inferiore alla precedente, conducendola all’esasperazione. Ma un giorno il corpo di Rebecca, dato per disperso in mare, viene ritrovato, facendo riaprire il caso giudiziario sul suo decesso. Il primo film americano di Hitchcock, tratto dal romanzo omonimo di Daphne du Maurier, è anche uno dei suoi più famosi e riusciti, e riscosse fin da subito un grande successo di pubblico e critica. E’ un thriller di sapiente atmosfera in bilico tra il melodramma romantico, la favola gotica, la mistery story e il giallo investigativo. Sorretto da un cast formidabile (Laurence Olivier, Joan Fontaine, Judith Anderson, George Sanders), evidenzia la grande abilità del regista di immergere l’azione in un’atmosfera onirica con slittamenti verso l’incubo, mantenendo una suspense tagliente grazie al minaccioso clima di sospetto che avvolge i protagonisti, dall’inquietante governante, interpretata con memorabile carisma oscuro dalla Anderson, alla spaurita giovane signora de Winter, a cui la Fontaine conferisce una toccante sensibilità. Il film è ancora pieno di echi della vecchia Europa e la sua rigorosa struttura geometrica (un prologo onirico, tre atti e un epilogo) viene movimentata dai tocchi fiabeschi (le connessioni con Cenerentola sono evidenti), dalle atmosfere angoscianti (l’ombra della signora Danvers dietro le tende è diventata una delle icone del cinema hitchcockiano), dal rebus investigativo, dalle simbologie arcane (il mare, il castello), dalla sottile introspezione psicologica dei personaggi femminili (persino quello della defunta Rebecca, la cui assenza incombente assume una sinistra pregnanza), dallo sfuggente gioco d’inganni messo in scena dall’autore tramite geniali trovate visive e dalla messa in scena in soggettiva che stabilisce un forte legame emotivo tra lo spettatore e la protagonista. Il film ottenne otto candidature agli Oscar vincendone due (miglior film e miglior fotografia) ed è divenuto, nel tempo, un classico amatissimo e il modello di una lunga serie di epigoni (in particolare noir, basati sulla figura dell’eroina indifesa e minacciata, come Angoscia, Schiava del male, Mi chiamo Giulia Ross, Acque scure, So che mi ucciderai e tanti altri).

Voto:
voto: 4,5/5

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