venerdì 16 giugno 2017

I gangsters (The Killers, 1946) di Robert Siodmak

Pete Lunn, detto “lo svedese” è un ex pugile che vive in una anonima cittadina sperduta. Quando vede arrivare due gangster di Chicago capisce che il suo destino è segnato e sceglie di non opporsi alla sua sorte. Attraverso il flusso dei suoi ricordi scopriremo il perchè. E’ il film che ha consacrato la statura artistica dell’autore, per molti il suo capolavoro, uno dei noir stilisticamente più ammirevoli e più elaborati del genere. Ispirato da un racconto di Hemingway, del quale i primi 15 minuti forniscono una traduzione cinematografica da manuale, il film sviluppa poi una vicenda del tutto originale, inventata da una sceneggiatura particolarmente abile e complessa, strutturata su un caleidoscopico gioco di flashback, che ricorda quello del celeberrimo Quarto potere di Welles. La ricostruzione retrospettiva del complicato intreccio permette al regista di immergere la vicenda in un atmosfera di minaccia e di instabilità, tra le più intense ed esemplari del cinema noir, e di esibire una maestria formale che si esprime attraverso immagini di forte rilievo espressivo (evidenziate dalla contrastatissima fotografia in bianco e nero) e sequenze tecnicamente sofisticate (il già citato prologo, il piano-sequenza della rapina, il finale sulla scalinata immersa nel buio). Rimarchevoli anche il cupo fatalismo che domina la vicenda, il disperato lirismo della storia d’amore, il ritratto iconico dei personaggi (l’eroe duro ma fragile di Burt Lancaster, la “dark lady” da antologia della bellissima Ava Gardner). Non solo un noir formidabile, ma anche una grande lezione di cinema. Anche John Huston collaborò alla sceneggiatura, non accreditato. Da ricordare infine che dallo stesso racconto di Hemingway, ma chiaramente influenzato dal film di Siodmak, Don Siegel nel 1964 realizzò un remake a colori, Contratto per uccidere, un altro cult fondamentale per lo sviluppo del noir (che fu sottratto agli stilemi del bianco e nero e consegnato all’ambigua nitidezza del colore, dando l’avvio alla fase “moderna” del genere).

Voto:
voto: 4,5/5

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